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31 maggio 2011

A me il pallone: Més que un club

Il nostro Francesco Turturiello, inaugura la rubrica "A me il pallone" dove ogni martedì approfondirà i temi più scottanti e bollenti della settimana. Quest'oggi, spazio ad una riflessione sui campioni d'Europa e di Spagna del Barcellona.


Da quando seguo il calcio, e sono più o meno 15 anni, ho sempre cercato sul campo una squadra che incarnasse il senso della parola “Campioni”.
Ho sempre reputato la parola “Campione” logora ed abusata. La si usa per tutto e troppo.
Sono fermamente convinto che non sia il titolo vinto che ti legittima quale “Campione”. Sei il vincitore, sei il primo classificato, ma non necessariamente sei “Campione”.
 
E questa mia teoria, fin’ora mai confutata se non nei ricordi di chi è più grande di me e mi racconta delle grandi squadre del passato, ha trovato riscontro sabato sera, in uno stadio che profuma di storia e che un pezzo di storia l’ha scritta di nuovo.

Il Barcellona è una squadra di “Campioni”. Non perché vincano sempre, non perché siano spesso i primi classificati, ma anche e soprattutto per COME lo fanno.
La cultura sportiva, la cantera, l’allenatore nato e cresciuto nel club, il gioco espresso, il fuoriclasse assoluto con il numero 10, lo stile, la sensibilità.
Non c’è stato nulla del Barcellona di ieri sera che non abbia trasmesso “cultura sportiva”. E voglio andare oltre le analisi tecnico-tattiche che negli ultimi due giorni hanno invaso la rete e la carta stampata. Lo strapotere espresso dalla squadra di Pep Guardiola va oltre ogni commento.

È qualcosa che riguarda un modo di essere, e persino il modo di esultare. La gioia di Pedro, un ragazzino che in finale non sbaglia mai e sembra quasi un predestinato, la rabbia di Messi che urla la sua classe in faccia a quelli che lo tacciano di essere poco decisivo nelle partite “ostiche”, la Coppa sollevata da Abidal che quasi pietrifica dalla commozione gli stessi compagni in un momento che solitamente è di gioia pura, e si trasforma in un inno alla vita e alla speranza.

Una filosofia che vedi dipinta su ogni volto: allegria, gioia dello sport, consapevolezza di essere esempio per gli altri. Nessun tatuaggio stampato su tutto il corpo, nessuno stravizio, nessuna esultanza fuori dalle righe o irriverente. Strette di mano, rispetto e tanta felicità.

“Més que un club”. Sta tutto lì. Non parliamo più di una squadra di calcio. Parliamo di una filosofia di vita e di sport, da insegnare possibilmente ai bambini sia sul campo sia a scuola. Perché con dedizione, lavoro, sacrificio ed umiltà, come ci hanno dimostrato questi ragazzi, si può davvero essere semplicemente “Campioni”.


                                                                 Francesco Turturiello

I consigli di Pietro Pieri: Udinese, investi 50 milioni e sei una corazzata!

Tenere tutti i Big e investire 50 milioni di €: ecco come nasce una nuova Big del nostro calcio.

L'anno prossimo l'obiettivo di molte squadre italiane sarà quello di competere ad altissimi livelli entro i propri confini e non sfigurare in Europa, e a questo proposito, oggi darò alcuni consigli su come fare una campagna acquisti importante cercando di investire non tantissimo (massimo 50 mln di €) costruendo una squadra che sia in grado di vincere lo scudetto e di arrivare il più in alto possibile in Champions League.
Dispenserò questi consigli alla sorpresa dell'ultimo campionato italiano, il "Barca" italico, l'Udinese di Francesco Guidolin:
I Friuliani si schierano con un 3-5-2 molto dinamico, i tre difensori sono Benatia,Zapata e Domizzi, e per puntare piu in alto possibile sacrificherei proprio quest'ultimo dall'undici titolare, e cercherei sul mercato un difensore centrale mancino che mi possa far fare un salto di qualità dal punto di vista tecnico; il nome che faccio è quello di Daniel Agger del Liverpool, il danese, con un offerta tra i 7 e i 9 mln di € si dovrebbe strappare alla concorrenza degli altri club europei. In panchina, per rimpolpare il pacchetto arretrato, prenderei qualche giovane di prospettiva come Giuseppe Rizzo della Reggina, un investimento sui 4mln di € massimo.


Ora che abbiamo sistemato la linea difensiva, passiamo al centrocampo, qui toccherei poco, con Inler ed Asamoah al centro siamo più che coperti, sugli esterni Isla a destra e Pablo Armero a sinistra vanno più che bene; farei solo accomodare Pinzi in panchina e lo sostituirei con un trequartista che faccia da collante tra centrocampo e attacco; bisogna rischiare..volo in Argentina e acquisto "El Coco" Lamela dal River Plate, 15 mln di € cash ed è nostro. Infine, arricchirei la linea mediana con un atleta roccioso, forte e di esperienza: Angelo Palombo è proprio il nome che fa al caso mio, e con 7/8 mln di € dovrebbe liberarsi dalla Sampdoria, soprattutto dopo la retrocessione in cadetteria dei blucerchiati.


Il centrocampo ora è davvero a posto, così possiamo passare al reparto avanzato, dove abbiamo Di Natale e Alexis Sanchez che sono i due titolari, Denis e Corradi i panchinari, ma ci occorre almeno un altro valido attaccante per far fronte a questi due tornei così impegnativi; a questo punto andrei a guardare in casa viola, e Alberto Gilardino non sembra così entusiasta di restare a Firenze ancora a lungo, quindi, con un'offerta di 13 mln di €, dovremmo riuscire a portarlo al Friuli senza troppi imprevisti.
Per ampliare la rosa potremmo anche ingaggiare qualche svincolato, come l'ala Romeo Castelen dell'Amburgo o il centrocampista Reo Coker dell'Aston Villa, giocatori che di sicuro non chiederanno un ingaggio stellare.

I bianconeri sono finalmente pronti ad affrontare Champions e campionato, ed ecco come li schiererei in campo: 3-4-1-2.
Handanovic; Benatia, Zapata, Agger; Isla, Inler, Asamoah, Armero; Lamela; Alexis Sanchez, Di Natale. Ovviamente inserirei nel giro dei titolarissimi anche Domizzi Palombo e Gilardino.

Credo proprio che con una squadra del genere nessun obbiettivo possa essere precluso per la banda di Guidolin e Pozzo, sopratutto in italia...


Pietro Pieri

30 maggio 2011

Palermo, Zamparini hai ancora tanto da imparare..

La sconfitta in Coppa Italia non deve demolire i progetti e le ambizioni della società rosanero; Zamparini deve imparare a far tesoro anche delle sconfitte più brucianti e non commettere gli errori del passato, altrimenti il Palermo rimarrà per sempre una grande incompiuta.


Le lacrime di Delio Rossi, la disperazione dei giocatori, e le probabili sfuriate del presidente Maurizio Zamparini. E' tutto ciò che rimane al Palermo, e ai suoi tifosi, dopo la finale di Coppa Italia di ieri sera, persa 3-1 contro l'Inter di Leonardo.
I rosanero ormai ci speravano nella Coppa, credevano di poter riscattare le due finali perse del '74 e del '79, di essere in grado di conquistare il primo trofeo prestigioso della sua ormai secolare storia; purtroppo Eto'o e soci hanno spezzato a suon di gol ogni tipo di auspicio, e rimandato all'anno venturo i sogni di gloria di Bovo e compagni.
Una stagione iniziata con i migliori propositi, quella 2010-2011, dove si attendevano le definitive consacrazioni di Hernandez e Pastore, dove a tenere banco non dovevano essere gli esoneri e le parole al vetriolo del vulcanico presidente, ma i risultati sul campo e i traguardi di un certo rilievo dopo qualche stagione di appannamento; l'anno della maturazione coadiuvato da mister Delio Rossi e il ds Walter Sabatini, ma purtroppo tutti sappiamo come è andata a finire; a novembre il ds si dimette per alcune divergenze con il numero uno rosanero, a fine febbraio è la volta dell'allenatore riminese, che viene esonerato e sostituito da Serse Cosmi. Intanto i risultati continuano a peggiorare, il club siciliano si trova a metà classifica dopo una serie impressionante di sconfitte in campionato (6 in 7 partite), e i gioielli del Palermo iniziano a non brillare come prima, così viene richiamato al proprio posto Delio Rossi, il quale riuscirà a risollevare le sorti della squadra e a motivare nuovamente i propri calciatori. Il resto è storia recente, il Palermo agguanta la finale di Coppa Italia superando il Milan in semifinale, ma si arrenderà ai campioni del mondo in carica dell'Inter.
Le responsabilità di quest'anno cristallizzato nell'anonimato sono da ricercare in primis a livello societario e poi sul piano tecnico. Zamparini è un grande presidente, abile nel gestire il denaro e a circondarsi di gente competente, ma quando c'è da razionalizzare e resettare i momenti negativi e le partite storte, è il primo a puntare il dito contro i suoi dipendenti, il primo a insultare allenatore e dirigenti sul quotidiano sportivo, uno dei peggiori in Europa.
Cioè che blocca il salto di qualità dei siciliani è proprio il suo modo di porsi, di pretendere sempre troppo rispetto a quelle che sono le reali possibilità della propria squadra, di lamentarsi anche quando le cose vanno più che discretamente.
Forse è stato l'unico presidente in Italia ad esonerare un tecnico quando il club era in 9° posizione (Colantuono nel 2007), in 6° (Guidolin a fine 2007), e 10° in classifica (Delio Rossi quest'anno).
Ha sicuramente il merito di aver portato il Palermo dalla cadetteria alla parte sinistra della classifica nella massima serie, ma ciò non basta; i tifosi e gli amanti del calcio non vogliono che questa crescita si arresti sul più bello, che questo affascinante progetto non trovi la sua definitiva concretizzazione.

Ad ogni modo, le colpe di questo annus horribilis non sono solo del patron; anche le ultime scelte di mercato non sono state delle più azzeccate, e non parlo di Edison Cavani, come i più maligni potrebbero ipotizzare, ma delle cessioni di giocatori come Simon Kjaer e Fabio Simplicio, fondamentali fino all'anno scorso per i rosanero.
L'attaccante uruguagio è stato un affare per il Palermo e per il Napoli, non un errore di Sabatini e co. inutile continuare ad insinuarlo, 18 mln di € sono in linea con la valutazione di mercato che Cavani aveva fino all'anno scorso; anzì, fino a 9 mesi fa, molti tifosi partenopei gridavano allo scandalo per la valutazione attribuita al "Matador". E' troppo semplice sputare sentenze dopo una stagione così travagliata.
Il biondo difensore danese, invece, avrebbe fatto molto comodo a Delio Rossi, soprattutto se si considera che i suoi rimpiazzi sono stati Nicolai Dorin Goian ed Ezeqiuel Munoz, giocatori che hanno mostrato evidenti limiti caratteriali e tecnici costituendo una delle maggiori lacune dell'organico rosanero.
Quest'anno sono rimasto profondamente deluso anche dall'atteggiamento di alcuni calciatori, soprattutto da quello di Javier Pastore, che appena le cose non sono andate per il verso giusto, nel momento in cui non è stato visto come titolare inamovibile, ha letteralmente smesso di giocare, comportandosi da bambino viziato e da atleta poco professionale; questo è un mio consiglio, per diventare un campione non basta il talento, ci vuole anche tanta, tanta, testa.
La speranza è che il Palermo e i suoi tifosi imparino qualcosa da questa brutta finale, e che non sia l'inizio di una nuova demolizione targata Maurizio Zamparini. Il primo passo sarebbe la conferma del tecnico..


Enrico Ciccarelli

29 maggio 2011

Campioni a metà: Sergio Pellissier

Un "Campione a metà" è anche colui che decide di seguire il cuore e non la mente, chi preferisce sentirsi speciale in una piccola piazza che "uno dei tanti" in un grande club, chi preferisce l'affetto dei tifosi ai soldi degli imprenditori.

Quante volte abbiamo sentito parlare di "bandiere" nel mondo del calcio? Ma cosa si intende per "bandiera"? Totti, Del Piero e Javier Zanetti sono da considerarsi tali poichè hanno scelto di sposare la causa delle loro squadre a prescindere dai risultati e dalle scelte degli allenatori e delle società. A dire il vero questi campioni sono comunque riusciti a vincere dei trofei importanti pur scegliendo di rimanere fedeli alle proprie squadre; ma ci sono altri che non hanno avuto la possibilità di regalarsi delle gioie particolari, e tuttavia hanno accettato di vivere la "monotonia" con totale disinteresse verso l'elite del calcio. Il "monotono" per eccellenza è Sergio Pellissier!
L'attaccante di Aosta, cresciuto nelle giovanili del Torino, arriva al Chievo nel 2002 dopo alcune esperienze importanti per la sua formazione, in serie C, con Varese e Spal. Entrato a far parte della "Favola Chievo" (al fianco di un certo Oliver Bierhoff) non tarda a dare quel tocco di magia in più alla squadra: infatti nella sua prima stagione verrà ricordato per aver deciso, con il suo ingresso in campo negli ultimi minuti, alcune gare importanti e difficili da sbloccare per i gialloblu, come contro il Parma e l'Udinese.
Alla fine della prima stagione avrà già collezionato 25 presenze e siglato 5 goal entrando molte volte dalla panchina; un leggero calo di rendimento arriva nella stagione successiva quando il suo bottino si ferma a 3 goal. Stranamente, nel momento in cui il Chievo smette di essere una "favola" e riesce a trovare la sua dimensione da provinciale di Serie A, Pellissier inizia a far fruttare le sue doti da grande attaccante e si erge a protagonista nelle due salvezze dei veronesi del 2005 e 2006 segnando rispettivamente 7 e 13 goal. Nella stagione successiva, nonostante i 9 goal di Sergio, il Chievo non riesce a mantenere la categoria, perdendo lo scontro diretto con il Catania nel neutro di Bologna. In quell'estate molte squadre di A lo cercano (Lazio,Palermo..), ma lui è ormai diventato il simbolo di quella squadra e di quel quartiere di Verona; perciò decide di restare in B, trascinando la sua squadra alla vittoria del campionato cadetto con ben 22 reti!
Nelle successive estati, Pellissier avrà sempre delle richieste e delle proposte da parte di club più importanti (su tutte quelle di Napoli e Roma), ma lui ormai ha deciso: "Sergio Pellissier rimane al Chievo!"; li si trova bene e li riesce ad esprimere al meglio il suo gioco (37 goal in 3 stagioni); li è diventato un giocatore e al Chievo ha dedicato la sua vita calcistica. Chissà se fosse stato più facile per lui cambiare aria e provare nuove esperienze? Chissà se a lui pesa il fatto di non poter ambire a qualche trofeo importante? Chissà se è deluso dal fatto di non trovare molto spazio in Nazionale (dove ha segnato all'esordio con una magnifica acrobazia ndr)?
Sarebbe bello poter rivolgere queste domande a lui per provare capire questa scelta di vita, ma in assenza di questa possibilità posso solo manifestare la massima stima per un uomo e un giocatore che ha SCELTO di essere un "Campione a metà".


Alessio Annino

Road to Japan: Usami Takashi

Il nostro esperto di calcio orientale, Gabriele Anello, ogni settimana ci descriverà (e consiglierà) i giocatori più promettenti e talentuosi della terra del sol levante. Dopo i vari Nakata, Nakamura, Morimoto, Nagatomo, chi sarà il nuovo "gioiello" made in Japan?

  Usami Takashi   - The Rising Star

Storia 
Parlando della “strada per il Giappone”, si potrebbe fare un percorso all’inverso: s’intende raccontare anche di quei talenti che fanno un viaggio nell’altro senso (dall’Asia all’Europa) per conquistare il mondo. 
E di sicuro, attualmente, non c’è miglior modo di inaugurare questa rubrica parlando del genietto di Osaka, quello che ha incantato un po’ tutti recentemente.. persino un vecchio volpone come Luis Van Gaal.


Takashi Usami è probabilmente il prospetto più promettente e, allo stesso tempo, meno conosciuto, pronto a consacrarsi quest’anno nel Gamba Osaka (formazione di spicco della J-League, che ha anche vinto la Champions League asiatica nel 2008) come centrocampista dai piedi buoni, cervello fino, ma soprattutto grande intuito calcistico. Usami nasce a Nagaokakyo, nel sud della prefettura di Kyoto il 6 Maggio 1992, proprio quando il Giappone era vicino alla sua prima vittoria in Coppa d’Asia, con i vari Miura, Maezono ed i precursori della, da lì a poco, neonata J-League.

Quello era allora un Giappone inesperto, basato più su quei pochi fuoriclasse, che emergevano dalla massa dei semi-professionisti che calcavano i calci giapponesi; ma più cresce Takashi, più intanto il Giappone guadagna prestigio e fama non solo come squadra (gli ottavi nella Coppa del Mondo casalinga del 2002 sono il primo significativo risultato internazionale, insieme al 2° posto nella Confederations Cup del 2001), ma anche nei suoi giocatori, che hanno possibilità di fare esperienza in Europa sfidandosi con i più grandi giocatori: Nakata e Nakamura sono due esempi buoni, abbastanza tangibili, dato che hanno vestito maglie di squadre del campionato italiano, rispettivamente Perugia e Reggina.

Usami cresce con la passione per il calcio sfrenata ed abbatte qualunque record di precocità mai stabilito: ad appena 15 anni è già in Under-17, segnando - fino al 2009 - ben 10 gol in 16 partite, distinguendosi come seconda punta/trequartista (quei giocatori che a molte squadre europee mancano..) e partecipando anche al Mondiale Under 17 del 2009, nel quale è protagonista con la sua nazionale; in patria, invece, c’è già chi crede in lui.

A 12 anni lo tessera il Gamba Osaka di Akira Nishino (uno dei manager più vincenti in Asia), facendo trasferire il piccolo Takeshi nella vicina prefettura di Osaka, in una squadra che all’epoca faceva del rinnovamento la sua battaglia. Battaglia che Usami rappresenta perfettamente, tanto da fare la storia il 20 Maggio 2009, quando debutta con la maglia del Gamba e, nella stessa partita, segna, diventando così il più giovane giocatore a raggiungere la presenza ed il gol con la compagine neroazzurra – battendo il record di un altro golden boy della vecchia generazione di giapponesi, Junichi Inamoto (ex Fulham e Arsenal). Pochi giorni prima, tra l’altro, debutta anche nella Champions League asiatica contro l’F.C. Seoul, segnando anche in quel caso.

Nel 2010 diventa un membro sempre più attivo della squadra, con Nishino che gradualmente lo mette accanto a Yasuhito Endo (uno dei giocatori più talentuosi che ora il Giappone ha a disposizione), in una sorta di sinergia che porta il Gamba al 2° posto nella J-League dell’anno scorso, nella quale Usami viene eletto a furor di popolo il miglior giovane dell’anno. Intanto, ha fatto tutte le trafile della nazionale giapponese: manca solo la maglia dei samurai blue, quella vera.. è possibile la sua presenza alle Olimpiadi di Londra nell’Under 23, per la nazionale maggiore bisognerà ancora aspettare?



Doti tecniche

Ma che giocatore è veramente Takashi Usami? Sicuramente il grande pregio che lo contraddistingue è la capacità di seguire bene l’azione nel suo sviluppo, tanto da capire molto prima come quest’ultima possa andare a finire: sono doti molto rare in un giocatore che, abbinate a piedi discreti, ne fanno un buon prospetto, sempre affidabile. Oltre a questo, Usami dispone di un’ottima intelligenza tattica (per dirla alla buona, “sa stare al suo posto”) ed un buon destro, che scarica spesso quando raggiunge l’area dei 20 metri. Non per ultimo la capacità di passaggio, che ne fanno un discreto trequartista, all’occorrenza una seconda punta: per fare un paragone con il suo alterego più “anziano” Yasuhito Endo, ha miglior atleticità, ma piedi leggermente meno fini.


Consigli per gli acquisti

E’ indubbio che sia un buon affare, tanto che nel gennaio 2011 il Bayern Monaco lo ha cercato per mandato di Louis Van Gaal; l’affare non è andato a buon fine, ma fa capire le potenzialità che si possono intravedere in questo ragazzo. I giocatori che vanno via dalla J-League, essendo quest’ultimo un campionato con discrete entrate tra sponsorizzazioni e seguito, non costano mai eccessivamente troppo – vedi caso Nagatomo, costato appena 1,7 mln. per l’intero riscatto dal F.C. Tokyo.
Sarebbe tanto utile in Europa: con l’opportuno allenamento per potenziare le sue doti atletiche, sarebbe il trequartista ideale per molti.. consigliato caldamente a quelle squadre che vogliono scommettere sicuro.

Gabriele Anello

28 maggio 2011

Il Futuro di Milan e Inter nelle parole di Galliani e Moratti

L'anno che verrà delle due milanesi, tra rinnovi di contratto, allenatori, e sogni di calciomercato. E c'è ancora una coppa in sospeso per i neroazzurri..


  INTER  
Non è tempo di bilanci. Massimo Moratti lo farà domenica sera dopo la finale di Coppa Italia con il Palermo, anche se dentro di se, sa bene che la strada intrapresa con Leonardo è quella giusta. Il patron nerazzurro guarda al futuro e lo immagina con idee nuove: “serve l'effetto novità per fare l'ennesimo salto di qualità." Servirà puntare su persone nuove e Leonardo ha quel nuovo che può essere utile per costruire qualcosa di importante. La Coppa potrebbe essere per lui un titolo importante, un premio per quanto ha dovuto imparare velocemente in termini di ambiente, perché all'Inter è sempre meno semplice che in altri posti. Si è trovato in una situazione difficile e ha fatto bene, lui ci tiene, ci teniamo tutti, sarà una partita difficile, anche perché il Palermo ci tiene 10 volte di più".
Pausa e il pensiero inevitabilmente va a Josè Mourinho; impossibile non pensarci: “Mou per noi è uno che anche se lavora da un'altra parte è come se lavorasse qui" spiega Moratti, anche se per lui tutti meritano solo elogi. "In realtà sono orgoglioso di tutti gli ultimi quattro allenatori: Mancini, Mourinho, Benitez e Leonardo. Così come sono orgoglioso di questi giocatori che per me sono ancora i più forti in assoluto. Li ammiro perché riescono a trovare sempre motivazioni, a volte devi trovare qualcuno che li trascini a trovarne di nuove. So già che alcuni se la troveranno ancora, ma serve qualcosa di nuovo, magari con età giovane per un progetto più lungo, facendo grande attenzione ai numeri e all'economia della società".
Magari uno come Alexis Sanchez. "È un buon giocatore, stiamo parlando per capire, ma deve ancora dimostrare molto, ha una valutazione alta, un'esagerazione prodotta dal mercato attuale. Ma stiamo guardando anche altre possibili situazioni. In attacco penso che siamo notevolmente forti, non è forse lì l'obiettivo principale a cui noi dobbiamo mirare. Eden Hazard? È un giocatore di futuro, anche se con la nostra chiacchierata con la società la sua valutazione è salita di ulteriori 5 milioni". 
 
Tormentone — E c'è anche spazio per parlare della querelle infinita con la Juventus, in particolare sull'esposto presentato un anno fa dalla società bianconera per l'assegnazione dello scudetto 2006 revocato ai bianconeri e assegnati ai nerazzurri. "In merito ai rapporti con la Juve non è tanto la cosa in sé, quanto la continuità di questo argomento, senza respiro. Non c'è attesa da parte nostra, diciamo che c'è tale continuità che alla fine ti abitui a questa situazione".






  MILAN  
Pronti 20 milioni di euro, al massimo 25, per far indossare la maglia rossonera a Marek Hamsik (nonostante le smentite di rito del patron Silvio Berlusconi). Ma Adriano Galliani ama tenere tutti sulle spine con i suoi chissà, magari, forse. "Abbiamo finalmente finito di discutere i contratti con i giocatori in rosa; a questo punto rimangono 11 calciatori ai quali scadrà il contratto nel 2012. Fino alla fine del prossimo campionato quindi non parlatemi più di rinnovi" sottolinea l'amministratore delegato rossonero al suo arrivo in Lega per la riunione della commissione incaricata di trovare una soluzione per la ripartizione dei diritti tv.

Rinnovi ok. Ma adesso ci vuole la famosa mezz'ala sinistra. Conferma: "Si, ci manca solo una mezz'ala sinistra", una sorta di "mister X su cui non si sbilancia. Dice solo che "difficilmente sarà un giocatore proveniente da un grande team europeo" e che piuttosto “sarà un emergente ". “Un po' come lo fu Kakà quando lo acquistammo per 6 milioni di euro dal San Paolo" spiega Galliani. "Ganso? Non mi risulta che sia una mezz'ala sinistra come del resto Javier Pastore" precisa.
Per poi aggiungere: "Asamoah dell'Udinese lo è, come del resto lo sono anche Hamsik, Fabregas, Bale e Van Der Vaart, sbizzarritevi per tutta l'estate per scoprire chi sarà il prescelto". Il solito Galliani, insomma, che si congeda con una battuta su Cassano: "Con Antonio non ci sono problemi, resta con noi perché ha un contratto fino al 2014, lui non ha problemi con il Milan e noi non abbiamo problemi con lui".

Luca Civerchia

Il Diavolo veste rossonero: Champions, realtà o utopia?

ll nostro Luigi Galantino inaugura  la rubrica "Il Diavolo veste rossonero", dove ogni settimana si parlerà dei temi più importanti in casa Milan. 


Sabato 7 Maggio 2011, Stadio Olimpico di Roma, Milan campione d'Italia per la 18° volta nella sua gloriosa storia.
Feste, lustrini, paiette, moonwalking e chi più ne ha più ne metta.
Tutto strameritato, dopo un campionato dominato dalla quinta giornata in poi, vincendo i due derby stagionali, la Max Allegri-band ha tutto il sacrosanto diritto di festeggiare.
A partire dal giorno dopo, però, forse già nelle interviste post-partita, si è cominciato ripetutamente a parlare del nuovo obbiettivo per la prossima stagione: la Champions League, trofeo entrato a pieno titolo nel DNA di ogni buon milanista.
I sogni aiutano a vivere, non costano nulla, purtroppo però per realizzare questo sogno invece un costo da pagare c'è, ed anche alto. Il costo per 1-2 fuoriclasse insomma...
Sentendo però le dichiarazioni recentissime dell'Amministratore delegato rossonero i dubbi sorgono facili: "Compreremo SOLO una mezz'ala sinistra " ha dichiarato proprio ieri Adriano Galliani, la domanda è spontanea: basta un solo acquisto per vincere la coppa dalle grandi orecchie? La risposta è NI.
Potrebbe bastare, ma solo se il giocatore in questione sia un fuoriclasse assoluto, purtroppo però visto i tempi che corrono le probabilità che il Milan acquisti un campionissimo sono relativamente basse.
Mi direte "ma l'anno scorso la situazione era anche peggiore eppure arrivarono Ibrahimovic e Robinho..". Certo, il primo a stupirsi ed a congratularsi con la società fu il sottoscritto. Quei colpi però furono sintomo di grande scaltrezza ed opportunismo di Galliani, ma non si può parlare certo di un esborso faraonico: Robinho fu pagato con i soldi delle cessioni di Huntelaar e Borriello, mentre Ibra preso a prezzo discount con pagamento rateale, con lo stipendio già pagato dalla cessione futura di Ronaldinho. La Dea Bendata però non sempre è dalla tua parte e non bisogna sempre e solo fare affidamento su qualche combinazione fortunata di eventi.
Insomma quest'anno se si vuole realmente portare a casa gente che ti faccia fare il salto di qualità bisognerà spendere e parecchio.
In questo senso non aiuta di certo il rinnovo di Clarence Seedorf, avrei preferito che il nativo del Suriname prendesse la strada intrapresa dal suo compagno di mille battaglie Andrea Pirlo, in modo da cominciare a ringiovanire sul serio il pacchetto di centrocampo. Non è andata cosi.
Cosa aspettarci dunque da quest'estate? I nomi "caldi" sono tanti: Pastore, Asamoah, Hamsik, Fabregas.
Tutti buoni giocatori, tra questi soltanto Cesc Fabregas a mio parere potrebbe farci fare il salto di qualità, però si sa da tempo che è destinato a tornare in Catalogna, senza contare il valore altissimo di mercato.
Javier Pastore sarebbe una mezza scommessa, ricorda molto Kakà, talento cristallino, peccato che però quest'anno a Gennaio abbia smesso di giocare dopo mesi di paragoni forse troppo esagerati.
Marek Hamsik è il giocatore che Mister Allegri pescherebbe senza pensarci due volte dal mazzo, il suo giocatore ideale: giovane, tanta corsa, inserimenti continui e buona tecnica, dubito che però Walter Mazzarri abbia accettato di rimanere a Napoli sapendo che uno dei suoi tre tenori possa essere ceduto.
Kwadwo Asamoah, invece, si distoglie totalmente dai tre giocatori elencati prima, atleticamente fortissimo, meno tecnico, più un distruttore che un costruttore di gioco, lo vedrei bene come acquisto di "contorno" ma non come fuoriclasse da Milan.
Questi sono solo alcuni della miriade di nomi che sono stati e che saranno fatti per il centrocampo rossonero, non ci resta che aspettare e vedere quale sarà quello ad uscire dal calderone di Via Turati, dopodichè potremmo dire veramente se la Champions sarà un obbiettivo reale o solo un'utopia.
Barcellona e Leo Messi permettendo...

 Luigi Galantino

27 maggio 2011

Futbol y Paella: Deja vù Champions

Molti la definiscono come la partita dell'anno, la sfida che farà la storia del nostro calcio, quel che certo è che sarà la finale di Champions League 2010/2011, Manchester United da una parte e Barcellona dall'altra, i colpi di scena...sono dietro l'angolo.

Eyjafjallajkull. Anche detto “Gudjohnsen”. All’apparenza sembrerebbe che stia dando i numeri, per di più in islandese. Il nome Eyjafjallajkull non è qualcosa di immediatamente riconducibile al calcio, ma i più attenti coglieranno immediatamente il riferimento. Vi dò un indizio: parlerò del Barcellona.
Torniamo indietro: aprile 2010. I “todopoderosos” blaugrana, già neocampioni di tutto, sono attesi a San Siro contro l’Inter per giocarsi l’accesso alla finale di Champions League. Finale che casualmente si sarebbe tenuta in casa dei loro più grandi rivali: il Santiago Bernabeu e il popolo madridista vivevano quei giorni con il terrore della possibile presenza del Barcellona nella partitissima e dell’eventuale riconferma dei campioni d’Europa in carica. Vedere Carles Puyol alzare la coppa dalle grandi orecchie in quello che per decenni è stato l’intoccabile palcoscenico di campionissimi del calibro di Puskas, Gento, Di Stefano, Butragueño e Raúl sarebbe stato uno smacco troppo grande per il miglior club calcistico del ventesimo secolo.
Eppure fin dalla vigilia, ciò che gli antichi di solito interpretavano come un cattivo presagio, prese la forma di una vera e propria difficoltà logistica. Un vulcano islandese, l’Eyjafjallajkull (e qui svelo l’arcano dell’incipit, precisando che “Gudjohnsen” è semplicemente il soprannome datogli da Josè Mourinho), proprio in quei giorni bloccò gli aeroporti di mezza Europa per la fuoriuscita dal cratere di un’enorme massa di fumo che pervase i cieli del continente.
La squadra di Pep Guardiola, come sono solite fare le squadre dilettantistiche, fu obbligata a raggiungere Milano col torpedone. Costretti a centinaia di chilometri in pullman e a due giorni di viaggio con pernottamento in Francia, i catalani non affrontarono la semifinale in condizioni ottimali, per usare un eufemismo. Sappiamo tutti come andò a finire. Ovviamente non vi è un rapporto di causa-effetto diretto tra il viaggio scomodo e la partita di Milano; ma ripensando all’episodio di un anno fa, Messi & co. avranno la pelle d’oca.
Neanche a farlo apposta, è proprio di pochi giorni fa la notizia del verificarsi di un fenomeno simile che coinvolge sempre un vulcano, una grande massa di fumo e l’Islanda; e ancora una volta in corrispondenza di una partita decisiva del massimo torneo continentale con i blaugrana protagonisti. Quest’anno l’allerta è minore ma nel dubbio il Barcellona, memore della precedente esperienza, si è premunito anticipando il viaggio verso Londra. Già martedì scorso la squadra campione di Spagna si trovava in terra inglese.

Effetto Déjà vu.
Un effetto che non sempre evoca ricordi negativi per il Barça: in un passato più remoto, ma comunque relativamente recente, a contendersi il titolo di migliore squadra del continente erano sempre Barcellona e Manchester United.
Maggio 2009; allora i favoriti erano gli inglesi. Eto’o prima e Messi poi, con due bellissimi goal, davano il via ad un ciclo impressionante di vittorie e ad una scia di entusiasmi sempre maggiori: era il primo Barcellona di un allenatore che si era appena affacciato sul palcoscenico del calcio internazionale e che già aveva fatto innamorare tutti; era il giocattolo perfetto costruito da Pep Guardiola, catalano della cantera, ex giocatore e bandiera della squadra che tuttora allena con successo.
Annichilire la squadra di Sir Alex Ferguson che si era consacrata come squadra da battere durante la stagione precedente e che vantava tra le sue fila un Cristiano Ronaldo all’apice della sua esperienza mancuniana, fu un piccolo capolavoro che, come già detto, segnò la svolta calcistica del millennio appena iniziato. Due anni dopo gli stessi protagonisti si fronteggiano a parti invertite. Un Manchester United giovane è dato da pochi come favorito, ma analizzando bene le potenzialità della squadra e considerando la storia del calcio per quel che vale, dovremmo concedergli, come quasi da regola in questi casi, la buona metà delle possibilità di portarsi a casa il banco. Se invece dovesse vincere il Barcellona sorretto da tutti i favori del pronostico, questo entrerà definitivamente nella storia delle rivoluzioni calcistiche.
Gli ingredienti per una finale da leggenda ci sono tutti e in fondo non ci sono elementi, neanche scaramantici, per potersi sbilanciare più di tanto. Che a parlare sia il campo dunque; Pep e Sir Alex, non deludeteci.


Riccardo Venturi

Giovani Scommesse: Sandro Cordeiro

Sandro Ranieri Guimaraes Cordeiro, noto semplicemente come Sandro, nasce a Riachinho, in Brasile, il 15 marzo 1989.
Nel Gennaio del 2005 inizierà la sua carriera nelle giovanili dell’Internacional di Porto Alegre (società brasiliana, dove è cresciuto anche Alexandre Pato ) e ci rimarrà fino al 2007. Dopo la cessione di Edinho al Lecce, datata Gennaio 2009, si farà subito notare dal tecnico Leonardo Bacchi, che lo promuoverà in prima squadra e titolare inamovibile del suo scacchiere di gioco; in quattro anni di militanza con la maglia del “Colorado” totalizzerà novantanove presenze e cinque reti. Sul centrocampista, così, piomberanno gli occhi dei più importanti club europei, tra i quali quelli degli inglesi del Tottenham Hotspur, che lo acquisteranno pagando una cifra vicina ai 10 milioni di €.
Dopo la conquista della Coppa Libertadores 2010 tra le fila dell'Internacional, approda al White Hart Lane, dove esordisce il 21 settembre 2010 in Curling Cup contro l'Arsenal di Arsene Wenger.
Il giovane centrocampista brasiliano, nella stagione appena terminata, ha collezionato con la maglia degli Spurs 4 presenze in Champions League, 18 in Premier League, 1 in League Cup e 4 partite in FA Cup, e messo a segno una sola rete (in campionato).

Nel 2008 ha giocato otto partite nella nazionale brasiliana Under 20 siglando una rete; il 9 settembre 2009 bagna il suo esordio anche con la maglia della nazionale maggiore, con cui conta, finora, 5 presenze.

Ha solo 22 anni ma ha già un palmares di tutto rispetto, infatti in Sud America ha vinto: 2 campionati Gaucho, 1 Coppa Suruga Bank, 1 Coppa Libertadores e 1 Coppa Sudamericana. Mentre con la nazionale brasiliana può vantare la vittoria del Campionato Sudamericano Under20.



Dopo aver parlato approfonditamente della sua carriera e delle sue statistiche, vorrei soffermarmi principalmente sulle sue caratteristiche tecniche e sul suo modo di giocare:
Il suo ruolo naturale è quello di centrocampista centrale, preferibilmente difensivo, ma sa disimpegnarsi egregiamente anche in altri posizioni; mi spiego meglio: interpreta alla grande il ruolo di mediano in un 4-2-3-1, ma all’occorrenza può giocare anche come difensore centrale. Ha un gran fisico è alto, infatti, 1,87 cm per 79 kg.
Agli inizi, in Brasile, furono subito notate le sue grandi qualità, ma tatticamente si era mostrato ancora troppo acerbo e poco propenso al calcio europeo, ma col passare degli anni è diventato un centrocampista di ottimo livello e dalle nobili prospettive. Dotato di una facilità di corsa impressionante e di un ottima tecnica, è pericolosissimo nei calci piazzati dove si improvvisa centravanti d’area; abile nelle progressioni in mezzo al campo, possiede una brillante freschezza atletica e una grande ‘’pulizia’’ negli interventi; un mix che fa di Sandro un atleta pronto a calcare i palcoscenici più importanti del nostro calcio.
Al giorno d'oggi, trovare un giocatore che abbini fisico e tecnica con tale equilibrio, soprattutto a prezzi competitivi, è molto raro; quindi, il mio consiglio, è quello di assicurarsi al più presto le prestazioni di questo futuro campione, prima che il suo prezzo lieviti in maniera spropositata. Società italiane, siete avvisate!



Ciro Di Matola

26 maggio 2011

La Web-Intervista: Maurizio Piano di Goal.com!

Abbiamo intervistato in ESCLUSIVA sul blog del Sapientone, uno dei più competenti e stimati redattori di Goal.com, Maurizio Piano!


Ciao Maurizio, innanzitutto per quale squadra tifi (o simpatizzi)? Sai per farci un'idea...
"Io, da buon sardo, sono in primo luogo tifoso del Cagliari. Poi sono tifoso anche della Juventus, avendo vissuto da piccolo i mitici Mondiali di Spagna '82 ed essendomi così affezionato prima ai tanti giocatori della Juventus che formavano il blocco principale di quella Nazionale, da Zoff a Cabrini, da Scirea a Rossi ecc., e di conseguenza alla Juve di quegli anni. Affezione che è poi rimasta nel tempo. Ma, intendiamoci, quando si affrontano Cagliari e Juve, il mio tifo è di un solo colore: rossoblù ".

Da quanto lavori per Goal.com? Hai avuto altre esperienze precedentemente? Sappiamo anche che sei un professionista del tennistavolo..
"Faccio parte della redazione di Goal.com fin dalla sua fondazione, nel 2004. In precedenza ho fatto parte delle redazioni di Soccerage.com e Rete.it. Riguardo poi al tennistavolo, beh non sono certo un professionista nel senso vero del termine, visto che non vengo pagato per giocare, ma sono ormai tanti e tanti anni che mi diverto a giocare a tennistavolo a livello agonistico  ".

a destra Maurizio Piano
Come vedi il futuro del Cagliari, la tua squadra del cuore?
"Il futuro del Cagliari io lo vedo roseo. Certo, i tempi dello scudetto son passati e non credo che potranno tornare, anche se non si sa mai, però il Cagliari soprattutto negli ultimi anni ha dimostrato di sapersi conquistare la salvezza con autorità e anche, cosa che non guasta, attraverso un calcio piacevole e a tratti spettacolare. Tutto questo a prescindere dall'allenatore, visto che anche negli ultimi anni sulla panchina rossoblù c'è stato un via-vai non indifferente. Questo significa che la squadra ha ormai un suo dna ben definito. Quindi, ora, il salto di qualità che deve fare la squadra rossoblù è quello di conquistare l'Europa. Negli ultimi campionati, ad un certo punto della stagione, sembrava un'obiettivo alla sua portata, mentre è invece crollato nel finale, una volta raggiunta la salvezza matematica. Chissà che, una volta costruito il nuovo stadio, Massimo Cellino non dia l'input, in termini anche di investimenti sul mercato, per ottenere questo salto di qualità ".


Quale sarà la squadra che spenderà di più nel prossimo calciomercato?

"Diciamo, quale squadra 'dovrebbe' spendere di più per tornare ai livelli che le competono? La Juventus. Sicuramente è la squadra bianconera quella dovrà fare degli acquisti importanti per poter tornare a lottare per il titolo fino alla fine e, perchè no?, vincerlo. Come al solito, però, il punto focale, per ogni squadra, non solo le grandi che lottano per lo scudetto, non sarà tanto quanto si spende, ma come si spende ".



Dalle notizie che girano su Goal.com, pensi che la Roma con DiBenedetto tornerà a lottare per il campionato? L'americano investirà soldi "importanti"?
"La Roma di DiBenedetto deve ancora prendere forma e potrà farlo solo una volta sciolto il dilemma allenatore. Però, già l'arrivo di Walter Sabatini come direttore sportivo, persona molto competente, è segnale che si vogliono fare le cose per bene. Non mi sembra che i proprietari americani vogliano imitare gli sceicchi della Premier, con decine e decine di milioni di euro investiti sul mercato per creare subito una squadra top, cosa che poi non sempre paga, vedi Manchester City. Mi sembra che DiBenedetto voglia fare le cose con gradualità. Che Roma sarà, comunque, potremo cominciare a 'vederlo' quando si conoscerà il nome del nuovo tecnico. Senza dubbio la Roma tornerà a lottare per lo scudetto, ma dubito che questo avvenga già nella prossima stagione ".


 La Juventus metterà a segno un colpo importante dopo i tanti milioni spesi per prendere mezzi-giocatori? Se avessi 50 mln da spendere chi compreresti (un solo nome)?
"Deve farlo. Sono troppi anni che la Juve arranca, nel calciomercato come in classifica. E quest'anno ha toccato il fondo non qualificandosi nemmeno per l'Europa League. Serve un nuovo corso e questo parte anche dal calciomercato, dove la squadra bianconera deve nuovamente cominciare ad acquistare campioni di un certo livello, che possano far fare alla squadra un salto di qualità. Certo è che la Juve della prossima stagione ha poco appeal nei confronti dei grandi campioni, soprattutto stranieri, visto che non giocherà in Europa, ma l'arrivo di Pirlo è già un ottimo primo passo. Un nome per la Juve? Fra i nomi che circolano riguardo al mercato bianconero, direi Carlitos Tevez. Sono un estimatore dell'Apache e credo sarebbe uno di quegli acquisti da 'salto di qualità' di cui parlavo prima ".

Se fossi il presidente dell'Inter manderesti via i vari Maicon, Milito, Sneijder? E soprattutto chi prenderesti al loro posto?

"Perchè mandarli via? Non credo siano già cotti. Maicon non ha disputato una stagione al suo livello quest'anno, ma sono certo che vorrà riscattarsi nel prossimo. La stagione di Milito e Sneijder, invece, è stata resa difficile dagli infortuni, ma se stanno bene sono giocatori ancora in grado di fare la differenza. Insomma, io me li terrei stretti. Se poi fossi proprio costretto, sulla fascia direi che l'Inter è comunque coperta da un Nagatomo che ha dimostrato sin da subito di saper farsi valere anche in una grande squadra come quella nerazzurra. Sneijder invece mi pare possa essere degnamente sostituito da un Van der Vaart, ma se Moratti dovesse riuscire a strappare Pastore al Palermo... In attacco, invece, l'Inter ha già un Pazzini che può sostituire al meglio Milito. Reparto offensivo, quello nerazzurro, che con l'eventuale arrivo di Alexis Sanchez diventerebbe davvero 'maravilloso  ".

Quali società hanno il futuro più roseo nel nostro campionato?
"Se parliamo di scudetto, la lotta per il titolo credo vedrà protagoniste ancora quelle 2-3 squadre che l'hanno movimentata nella stagione appena conclusa. Ossia, Milan, Inter e Napoli. Anche se ora comincia il calciomercato e con acquisti di rilievo, e quello di Pirlo ad esempio credo lo sia, la Juventus potrebbe essere la sorpresa della prossima stagione per quanto riguarda l'alta classifica, considerato che non avrà gli impegni europei e potrà lavorare e concentrarsi solo sul campionato. Ecco, dico Juve, il futuro più roseo credo sia il suo. Anche perchè più in basso di così..."

Per finire, ci regali un'ESCLUSIVA di mercato direttamente dal sito Goal.com?
"Beh non credo di poter rivelare nulla senza rischiare il posto, ma per essere sempre aggiornati sugli ultimi sviluppi invito tutti a seguire il calciomercato su Goal.com e sul blog del Sapientone. Proprio oggi, ad esempio, abbiamo pubblicato un'interessante intervista esclusiva a Claudio Mossio, procuratore fra gli altri del bomber del Porto Radamel Falcao, che ci ha parlato di alcuni giocatori di talento che potrebbero interessare le squadre italiane come Damjan Djokovic (centrocampista classe '90 del Monza) e Fernando Cavenaghi (attaccante ex Bordeaux) ".

Grazie Maurizio, alla prossima web-intervista!

Enrico Ciccarelli

Il mercato delle italiane visto dal nostro esperto Alessio Moroni!

Tutte le trattative di mercato italiane e europee! A cura del nostro esperto di mercato, Alessio Moroni! 
 

Capitolo Allenatore Roma 
La Roma continua a cercare il suo allenatore e crescono le quotazioni di Didier Deschamps, attuale allenatore del Marsiglia, contattato da Walter Sabatini, ha dato la sua disponibilità per adempiere al progetto degli americani; l’unico intoppo resta il suo contratto con il club francese a cui manca ancora un anno dalla naturale scadenza.

Il tecnico francese ha il vantaggio di conoscere l’ambiente italiano avendo giocato e allenato la Juventus, da cui si dimise a due giornate dal termine del campionato 2006/2007 per dissidi con la dirigenza.
Deschamps potrebbe rilanciare il talento di Jeremy Menez che negli ultimi mesi a Trigoria ha perso il sorriso e la voglia di giocare.
Da non sottovalutare la candidatura dell’allenatore basco Unai Emery riuscito nell’impresa di riportare il Valencia in Champions League e che pare non abbia intenzione di rinnovare con il club spagnolo per fare nuove esperienze.
Sabatini ha incontrato anche Marcelo Bielsa, ex tecnico di Argentina e Cile, che pare voler dare alla Roma un gioco spumeggiante e offensivo, come piacerebbe agli americani, un 3-3-1-3 dedito allo spettacolo e all’attacco.
 

Vincenzo Montella alla consegna del Trofeo Ussi ha parlato del suo futuro e dell’esperienza nella capitale: «Tempo fa mi era stato detto di essere fortemente in corsa e da allora non è cambiato nulla. Può succedere di tutto e varrà molto anche il mio pensiero, perchè dovrò fare le mie valutazioni».Vincenzo Montella crede ancora di poter essere confermato sulla panchina della Roma per il prossimo anno.
«Io voglio continuare a fare l'allenatore ma vediamo se ci sono le condizioni per tutti affinchè possa farlo ancora per la Roma. Mi auguro di parlare con qualcuno in settimana (potrebbe esserci un incontro con il direttore sportivo Walter Sabatini, non appena questi tornerà dal Sud America, ndr) perchè anche io devo valutare con serenità e scegliere il mio futuro». «Se sono un tecnico da Roma? Ma non sono io a dovermi autocandidare, al posto mio parla il lavoro fatto in questi mesi - ha proseguito l'ex aeroplanino -. Voti al mio operato non ne do, ho fatto quello che potevo in base alle mie convinzioni e competenze».


Montella poi non ha escluso possibili contatti con altre squadre: «Ufficialmente non ce ne sono stati, anche se qualcosa si sta muovendo. La Sampdoria? È una squadra per cui nutro affetto ma con loro non c'è nulla, solo chiacchiere». «Non mi infastidisce il fatto che la società cerchi altri allenatori perchè questo è il calcio".



Calciomercato Roma
Intanto il mercato calciatori è iniziato, e la trattativa tra l’entourage di Erik Lamela e Walter Sabatini prosegue, il ds giallorosso lo ha puntato da tempo, non lo mollerà facilmente. Ieri in Argentina si scriveva di un accordo raggiunto sulla base di 12 milioni di euro da versare nelle casse del River Plate, mentre al giocatore dovrebbe venir proposto un contratto da un milione di euro all’anno. Alla sua lista sudamericana, già bella lunga, si è aggiunto Ricardo Gabriel Alvarez, detto Ricky, un altro mancino molto bravo a creare per i compagni, un classe ’88 con passaporto spagnolo in forza al Velez che per caratteristiche fisiche e movimenti ricorda molto Pastore del Palermo. 
Da Catania viene quasi messo sul mercato Matias Silvestre, che si dice sia un altro degli obiettivi giallorossi: «Anche se è diventato il nostro capitano – ha ammesso l’ad Pietro Lo Monaco – credo che Matias meriti una grande squadra. È il più forte in Italia assieme a Thiago Silva».


Gli americani hanno dato un importante mandato: vorrebbero trattenere Mirko Vucinic, ma la questione è spinosa. Si è detto tanto in questa stagione del montenegrino. Recentemente il Principe di Niksic ha smentito di aver detto e di voler andar via. Bisogna prenderne atto. E comunque basterebbe dire la stessa cosa a Sabatini e alla nuova proprietà americana per trovare il modo migliore per andare avanti. La nuova dirigenza conta su Mirko, ma solo e se Mirko conta ancora sulla Roma. Altrimenti si aprirebbero altri scenari di mercato. Per lui e per la Roma.

Nei giorni scorsi si è diffusa la notizia di un interessamento dei giallorossi per il terzino ghanese del Fulham, John Paintsil, in scadenza di contratto con il club londinese.
Paintsil è seguito anche da West Ham, Lazio e Palermo.

Capitolo esterni: potrebbe arrivare Christian Maggio, conteso dalla Roma e dalla Juventus, ma il suo agente ad inizio settimana ha smentito il tutto: "Non posso dire nulla, ma sicuramente avremo un incontro con Riccardo Bigon che ha mostrato tutto l'interesse per risolvere dei piccoli dettagli".


Capitolo terzini: possibile l'arrivo di Andreas Beck dall'Hoffenheim, ma come nel caso di Christian Maggio, il suo procuratore ha cercato di non dire nulla verso questa direzione: “E’ vero molti – queste le sue dichiarazioni a ForzaRoma.info - club vorrebbero prenderlo. La Roma? La cosa mi giunge nuova, la ringrazio dell’informazione (ride, ndr). In ogni caso, chi lo vuole deve parlarne con il club proprietario del cartellino, perché ha ancora un anno di contratto”.
E’ giunta notizia che la Roma abbia un interesse per Davide Santon, esterno difensivo che quest’anno ha giocato al Cesena ma di proprietà interista. L’Inter sarebbe disposta a mandarlo in prestito gratuito o a venderlo.


Capitolo difensori: La Roma deve trovare un difensore centrale per sopperire alla perdita a parametro zero di Philippe Mexes, ingaggiato dal Milan; possibile che arrivi uno tra Lionel Galeano (Independiente), Cesare Bovo (Roma) o Simon Kjaer (Wolfsburg).


Capitolo portieri: Marco Amelia verrà riscattato dal Milan ma l'amministratore delegato del Milan, Adriano Galliani, sarebbe disposto a mandarlo in prestito, cosa che interesserebbe la Roma e il calciatore, da sempre tifoso romanista.


Daniele De Rossi ha detto ai suoi compagni di squadra di voler rimanere a Roma, continuando a vestire la maglia che ama da quando era bambino. Il contratto di Capitan Futuro sarà uno dei pochi che potrà sforare il tetto salariale ma non sarà superiore a quello di Francesco Totti (quattro milioni e ottocentomila euro).


L'agente di Marco Borriello ha smentito le voci che vogliono il bomber partenopeo al Genoa o al Newcastle: "L'inserimento di Marco nelle trattative tra Genoa e Milan? Sciocchezze, fantamercato. - le sue parole a romanews.eu - Una eventuale cessione dopo il suo riscatto? Non credo che si possa pensare di cedere un giocatore che ha segnato 17 gol e si è procurato 8 rigori".


Calciomercato Lazio
Passiamo all’altra sponda del Tevere, la Lazio sta pensando al dopo Lichtsteiner che lascerà la Lazio avvalendosi della clausola rescissoria di 12 milioni.
Al suo posto, oltre a Mattia Cassani del Palermo da ieri c'è un altro candidato, Marcio Rafael Ferreira de Souza, detto Rafinha. Ventisei anni compiuti a gennaio scorso, ha le caratteristiche giuste per rimpiazzare il collega svizzero. Edy Reja ha già dato l'ok, l'affare si può fare con il presidente Enrico Preziosi, con cui bisogna discutere anche del riscatto di Giuseppe Sculli fissato a 3,5 milioni di €. Al Genoa piacciono tanti giocatori della Lazio (Diakitè, Foggia e Mauri) e una soluzione tra due presidenti amici si può sempre trovare.
Si pensa anche al centrocampista Etienne Capoue, 22 anni, calciatore del Tolosa; sa giocare sia in difesa che a centrocampo, la sua valutazione è di circa 10 milioni di euro.
In Brasile si è diffusa la notizia che il Corinthians sarebbe pronto a fare un offerta ai biancocelesti per acquistare il difensore Andrè Dias.
L’Estudiantes vuole Lionel Scaloni e ha avviato i contatto con Claudio Lotito e il Ds Tare.



Calciomercato Palermo
Maurizio Zamparini torna a parlare di mercato e sopratutto di Javier Pastore, spingendo il talento argentino verso la Liga ed il Barcellona: "Quante possibilità ha Pastore di restare? Il 50% ma mi auguro che non se ne vada. Direttamente lo ha chiesto un solo grande club, ma gli altri hanno chiamato l'agente, Marcelo Simonian. Non è un mistero che piaccia a Milan, Inter, Juve, Manchester City, Chelsea, Real Madrid e Barcellona. E' un assedio. Sono stato chiamato da una tra Milan, Inter e Juventus - continua poi Zamparini fissando prezzo e destinazione preferita - Pastore per me non è sul mercato anche perché ha altri tre anni di un contratto che sono pronto a rinnovare. C'è una clausola verbale di 50 milioni e con tutti quei club che lo vogliono non escludo che si possa superare quella cifra. Il Barcellona? Per me è' là che andrà. Sembra che Messi lo voglia e quei due formerebbero una coppia fantastica".



Calciomercato Juventus
Andrea Pirlo è diventato un giocatore della Juventus firmando un triennale, ecco le parole più importanti della conferenza stampa: «Ho scelto la Juventus perchè è la squadra insieme all'Inter e al Milan più importante in Italia, anche in Europa e nel mondo, vuole tornare a vincere. Sono parecchi anni che non raggiunge traguardi importanti, la scelta è stata dettata da questo, io sono uno che vuole vincere penso che questa sia la squadra con maggiori motivazioni, che vuole tornare ai suoi livelli, ho scelto la Juve per questo».
« Avevo altre proposte dall'Italia e dall'estero, ma ho scelto subito quella bianconera perchè la Juve è una squadra che vuole riemergere, ha voglia di vincere. Sono le mie stesse ambizioni. Quando decidi di venire alla Juve sai a cosa vai incontro, non ci voleva niente per farmi ricredere».

Intanto sono in corso le visite per il prossimo acquisto del club di Vinovo, il terzino ex Sampdoria, Reto Ziegler.



Calciomercato Milan e Inter
Dalla Spagna giungono voci su un possibile nuovo derby di mercato tra Inter e Milan. Dopo Riccardo Montolivo infatti, sembra che le due squadre milanesi abbiano messi gli occhi su Stephane M'Bia, 25 anni, centrocampista difensivo che ha giocato la sua seconda stagione nelle file del Olympique di Marsiglia (52 partite di Ligue 1 e 3 gol). Potente, implacabile e dai piedi buoni: possono essere sintetizzate così le qualità del centrocampista camerunense.
Prima di Inter e Milan, anche Real Madrid e Valencia hanno bussato alla porta dell'africano prima che lui stesso decidesse di approdare al club transalpino. Ora, ci sono due squadre italiane che lo hanno preso di mira come possibile alternativa per rafforzare i loro rispettivi reparti. Come risaputo, l'Inter sta monitorando la situazione generale in Europa e non solo perché è alla ricerca di un centrocampista e M'Bia è sponsorizzato dal connazionale Eto'o. Al momento però Montolivo rimane in testa alla lista dei preferiti per quel ruolo, ma gli uomini di mercato di Moratti non perdono d'occhio nessuna possibilità.


Calciomercato delle altre squadre italiane
Il Cagliari vorrebbe riportare in Sardegna Daniele Dessena, ora alla Sampdoria.
Il Genoa cerca per la difesa Matias Silvestre del Catania, visionato anche da Fiorentina e Lazio; Mauro Boselli verrà riscattato per 6 milioni di sterline dal Wigan.
L'ad del Catania, Pietro Lo Monaco, starebbe trattando Fernando Tissone, attualmente in comproprietà tra Sampdoria e Udinese.
Il Cesena ha ingaggiato dal Gamba Osaka, l'attaccante Takashi Usami.
L'Atalanta punta al ritorno di Giulio Migliaccio dal Palermo.
Danilo Larangeira, difensore del Palmeiras, è stato acquistato dall'Udinese.


Discorso allenatori

Diego Simeone ha ancora un anno di contratto con il Catania, ma il suo futuro è altrove, in Spagna o in Argentina.

La lista dei candidati per la panchina etnea è formata al momento da: Vincenzo Montella, Massimo Ficcadenti, Vincenzo Torrente, Dario Marcolin e Gigi De Canio, appena dimessosi dal Lecce e accostato anche al Chievo e alla Sampdoria, così come Stefano Colantuono che a Bergamo lascerà il posto a Gigi Del Neri.



Pasquale Marino è il favorito per la panchina del Siena, altri candidati sono Gianluca Atzori, in scadenza di contratto con la Reggina e Giuseppe Sannino, tecnico del Varese.



Giampiero Ventura dopo la sfortunata stagione al Bari potrebbe ritornare ad allenare al Cesena.



Giovedì Alberto Malesani sarà ufficializzato come il nuovo allenatore del Genoa; a Bologna il sostituto sarà Pierpaolo Bisoli.

A Lecce sono seguiti Mimmo Di Carlo, Massimo Ficcadenti e Beppe Iachini che prenderanno il posto del dimissionario Luigi De Canio.



Alessio Moroni

25 maggio 2011

Udinese: la miniera d'oro di questa grande azienda

L'Udinese è in Champions League. E' questo il verdetto del dopo Udinese - Milan di domenica scorsa; i meriti di questo sorprendente traguardo sono sicuramente da attribuire ai calciatori e al tecnico Francesco Guidolin, che ha saputo amalgamare al meglio lo spogliatoio e sfruttare al massimo le qualità della propria squadra; ma i meriti sono soprattutto della società friuliana, capitanata dal presidente Giampaolo Pozzo e dal figlio Gino, che ad oggi è un vero e proprio modello da seguire; una società che grazie ad una rete di osservatori operante in tutto il mondo, è riuscita a centrare l'Europa che conta e a valorizzare tanti calciatori nel corso degli anni. Il piccolo Arsenal, una società che si è fidata ad occhi chusi del suo allenatore, senza bacchettarlo o criticarlo alla prima occasione. Allora andiamo ad enunclare alcune delle grandi operazioni made in Friuli che hanno testimoniato e fatto le fortune di questa grande "azienda":




Fabio Quagliarella, acquistato dal Torino nel 2005, venne mandato in prestito prima all'Ascoli e poi ceduto in comproprietà alla Sampdoria per la metà del cartellino di Salvatore Foti. Nell'estate 2007 la compartecipazione si risolse alle buste a favore dell'Udinese, che investì 7,3 mln di €. Venne rivenduto al Napoli nel 2009 per 16 mln di € piu la metà del cartellino di Domizzi (che passò totalmente all'Udinese).

Aleksandar Lukovic, acquistato dallo Stella Rossa di Belgrado nell'estate del 2006 per 3 mln di €, verrà ceduto nel Luglio 2010 allo Zenit SanPietroburgo per 7,5 mln di €.


Felipe Dalbelo, preso in prova da una squadra di calcio a 5 brasiliana, venne ceduto alla fiorentina per 9 mln di € complessivi (3 prestito oneroso + 6 diritto di riscatto).


Abel Aguilar, acquistato dai colombiani del Deportivo Calì nel 2005 per 600,000 euro, venne ceduto all'Hercules Alicante  nel 2008 per 3 mln di €.


Gaetano D'Agostino, acquistato dal Messina nel 2006 a parametro zero, ceduto in comproprietà per 4,5 mln di € alla Fiorentina nel 2010.


Barreto, acquistato dal Treviso per 2 mln di € nel 2005, ceduto al Bari complessivamente per 7,5 mln di € (4 la compartecipazione, 3,5 il completo riscatto).


Fernando Tissone, acquistato dal Lanus nel 2004 per 1,2 mln di €, ceduto alla Sampdora in compartecipazione nel 2009 per 2 mln di €.


Salvatore Masiello, acquistato dal Palermo per 1 mln di € nel 2006, ceduto al Bari complessivamente per 1,5 mln di €.


Asamoah Gyan, acquistato dal Liberty Professionals (squadra ghanese) per poche migliaia di euro nel 2004, rivenduto al Rennes per 8 mln di € nel 2008.


Andrea Dossena, acquistato dal Treviso per 1,5 mln di € nel 2006, rivenduto al Liverpool per 10 mln di euro nel 2008.


Simone Pepe, acquistato dal Palermo alle buste per per 2 mln di € nel 2007, ceduto in prestito oneroso alla Juventus per 2,6 mln di € (il riscatto è fissato a 7,5 mln di €)


Sulley Muntari, acquistato dai ghanesi del Libery Professionals nel 2002 per 800 mila euro, rivenduto al Porstmouth nel 2007 per 12 mln di €.


Vincenzo Iaquinta, acquistato dal Castel di Sangro nel 2000 per 800 mila euro, rivenduto alla Juventus nel 2007 per 11,2 mln di €.


Tomas Sivok, acquistato dallo Sparta Praga per 2 mln di € nel 2007, rivenduto al Besiktas per 3 mln di € nell'estate del 2008.


Marek Jankulovski, acquistato per 3,5 mln di € dal Napoli nel 2002, rivenduto al Milan per 8,5 mln di € nel 2005.


Per Kroldrup, acquistato dai danesi del Boldklubben 93 per 2,5 mln di € nel 2001, rivenduto all'Everton per 7 mln di € (a quel tempo 5 milioni di sterline) nel 2005.


Morgan De Sanctis, acquistato dalla Juventus nel 1999 per 800 mila euro, liberatosi con l'Art. 17 FIFa per 2,5 mln di € nel 2007.


Emilson Cribari, acquistato dall'Empoli per 2,5 mld di € nel 2004, rivenduto alla Lazio per 3,4 mln di €.


David Pizarro, acquistato dai cileni del Santiago Wanderers nel 1999 per 3 mln di €, ceduto all'Inter nel 2005 per 10 mln di €.


Michele Pazienza, acquistato nel 2003 dal Foggia per 1,6 mln di €, ceduto a titolo definitivo alla Fiorentina (dopo due stagioni di prestito) per 3 mln di € nel 2007.



Totale capitale investito: 36,2 mln di €
Totale ricavi:  130,3 mln di €


Totale di tutte le Plusvalenze: 94,1 mln di €

Spaventoso, in meno di dieci anni l'Udinese può vantare un fatturato positivo vicino ai 100 milioni di € e fare soldi nel calcio, a detta di molti, è una vera e propria impresa; a questa cifra mancano ancora i riscatti di Marco Motta, Simone Pepe, e Gaetano D'Agostino, altro denaro pesante.
E pensare che in organico i bianconeri possono vantare calciatori in rampa di lancio come Alexis Sanchez, Inler, Pablo Armero, Isla, Asamoah, Zapata, Benatia, Handanovic...Pozzo si sta già sfregando le mani!



Enrico Ciccarelli