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4 giugno 2011

Road to Japan: Kengo Nakamura

Non solo giovani in rampa di lancio, il nostro Gabriele Anello ci suggerisce un giocatore di esperienza e dalle comprovate doti tecniche: Kengo Nakamura.


Storia
Fedelissimo: così si potrebbe iniziare descrivendo la carriera di Kengo Nakamura. Sì, perché il centrocampista giapponese finora è stato (ed è tutt’ora, salvo clamorose offerte da club europei a cui speriamo di metter una pulce nell’orecchio) un alfiere infallibile nei risultati che, negli ultimi anni, hanno portato il Kawasaki Frontale ad essere un top-club nella J-League. Ma andiamo con ordine.

Kengo Nakamura nasce a Kodaira, nella prefettura di Tokyo, il 31 Ottobre del 1980. Segue l’onda dell’espansione del calcio in Giappone e, con essa, crescono anche le sue capacità: nel 2003 decide di partecipare ad una prova a libera ammissione indetta dal Kawasaki Frontale, allora impelagato nelle acque paludose della seconda divisione e nato solo 3 anni prima – insomma, in piena costruzione. Ciò nonostante, Nakamura passa il test ed entra a far parte della squadra che, grazie anche alla sua presenza, comincia ad ottenere risultati interessanti, giungendo alla promozione nel 2004 e contribuendo in maniera importante a tali risultati (104 gol in 44 partite per i nero celesti, che sono una sorpresa).

A sinistra, Kengo Nakamura.
Inutile dire che, da lì in poi, il fedele Kengo non fa che esaltarsi: dopo il primo anno di apprendistato, il Kawasaki Frontale sorprende l’intera lega, conquistando un 2° posto, superando anche formazioni molto più blasonate. Nakamura realizza molti gol e ben interpreta lo schema tattico, anche grazie ad un aggiustamento del suo tecnico Takeshi Sekizuka (che ora lavora in nazionale come vice di Alberto Zaccheroni): alla natura offensiva del giocatore, che fino a quel momento era stato un eccellente trequartista, decide di aggiungere ulteriori doti da mediano, trasformandolo in un Pirlo arretrato, emulando quindi la stessa mossa che Ancelotti fece nel 2002 con il giocatore del Milan.

Nel frattempo, anche in nazionale qualcuno comincia a notarlo.. manca di poco la convocazione ai Mondiali del 2006, ma dopo la loro conclusione, il nuovo C.T. della nazionale, Ivica Osim, comincia a convocarlo e a renderlo una colonna portante della squadra, anche per cercare di supplire alla mancanza di un talento come Hidetoshi Nakata (che, dopo il mondiale, si è intanto ritirato) – con Endo forma un cerniera di centrocampo con tanto cervello e molta precisione nei piedi, anche se il Giappone arriva solo quarto nella Coppa d’Asia del 2007.

Ora che il Kawasaki Frontale è una realtà importante, Nakamura ne diventa il capitano ed ogni anno colleziona grandissime prestazioni – a testimoniarlo è l’elezione per 5 anni consecutivi (dal 2006 al 2010) nel Top11 della J-League – per altro condite da almeno 6-7 gol a stagione, grazie ad una buona capacità di tiro con entrambi i piedi. A mancare però sono altre cose, ovvero le vittorie: dal 2006, il Kawasaki ottiene 3 secondi posti in campionato (arrivando a 2 punti dal titolo nel 2009) e due finali, entrambe perse, nella J-League Cup, la coppa riservata ai club della massima divisione giapponese. Nonostante ciò, il rendimento di Kengo non crolla mai, stabile, continuo e sempre con la stessa maglia.

In nazionale, le cose vanno leggermente meglio: nonostante il cambio di C.T. (è arrivato quel vecchio volpone di Takeshi Okada, già autore del miracolo qualificazione ai mondiali del 1998), Nakamura gioca ben 49 partite tra il 2006 ed il 2010 con la maglia dei samurai blu, fornendo prestazioni importanti per la nazionale, che consentono anche la qualificazione ai mondiali del 2010 con largo anticipo; ma l’imprevisto è in agguato. Nel febbraio dello stesso anno, subisce la frattura alla mandibola che rischia di costargli il posto in squadra in Sudafrica; un recupero miracoloso mette Okada nelle condizioni di inserirlo nella lista dei 23 per il mondiale, dove però, a sorpresa, non gioca mai, se non una presenza da subentrato – al suo posto giocano Abe (oggi al Leicester City) e Hasebe (oggi al Wolfsburg), piedi meno fini, ma con più fisico. Con Zac una convocazione per un’amichevole a settembre, poi il nulla: che per il 30enne centrocampista, la nazionale, sia ormai solo un nostalgico ricordo?



Doti tecnico-tattiche

Indubbiamente, come già detto in precedenza nell’articolo, è un giocatore fondamentale nelle dinamiche delle squadre per cui ha giocato: ragazzo dai piedi buoni, sia sinistro che destro, dal tiro letale e dal passaggio ben calibrato, è adatto a qualsiasi posizione da centrocampista centrale.
Può fare il mediano, può fare il trequartista, può fare il centrocampista centrale, in occorrenza anche la mezz’ala. Non fa mancare nulla: negli ultimi anni, tende a far passare il gioco dai suoi piedi, quando si tratta di “iniziare” l’azione – insomma, si sta trasformando, con il passare degli anni, in un regista classico vecchio stampo che fa bene a qualunque squadra (non per niente, il suo giocatore modello è Josep Guardiola). Ciò nonostante fornisce un apporto discreto in termini di gol, tanto che da quando ha iniziato a giocare da professionista non è mai andato sotto i 4 gol stagionali, arrivando nel 2006 addirittura a 14 fra tutte le competizioni.. senza contare gli assist innumerevoli.




Consigli per gli acquisti

Ma a chi veramente può servire un quasi 31enne, in un calcio così permeato dalla voglia di giovani? Bisogna sempre ricordare che qualche elemento di esperienza può incidere: motivazioni per andare via non ci sarebbero, se non il fatto che, in questi anni di fedelissima militanza, non ha praticamente vinto nulla e non sembra che ci siano condizioni diverse per il futuro. Una sfida europea potrebbe anche intrigarlo. E del resto, in un paese soprattutto come il nostro, dove i vari Pirlo, Volpi, Corini, Liverani – insomma, i registi puri – si stanno estinguendo, perché non provare quest’azzardo con un giocatore di sicuro valore? “Non è più un paese per registi?”


Gabriele Anello