Storia
Fedelissimo: così si potrebbe iniziare descrivendo la carriera di Kengo Nakamura. Sì, perché il centrocampista giapponese finora è stato (ed è tutt’ora, salvo clamorose offerte da club europei a cui speriamo di metter una pulce nell’orecchio) un alfiere infallibile nei risultati che, negli ultimi anni, hanno portato il Kawasaki Frontale ad essere un top-club nella J-League. Ma andiamo con ordine.
Kengo Nakamura nasce a Kodaira, nella prefettura di Tokyo, il 31 Ottobre del 1980. Segue l’onda dell’espansione del calcio in Giappone e, con essa, crescono anche le sue capacità: nel 2003 decide di partecipare ad una prova a libera ammissione indetta dal Kawasaki Frontale, allora impelagato nelle acque paludose della seconda divisione e nato solo 3 anni prima – insomma, in piena costruzione. Ciò nonostante, Nakamura passa il test ed entra a far parte della squadra che, grazie anche alla sua presenza, comincia ad ottenere risultati interessanti, giungendo alla promozione nel 2004 e contribuendo in maniera importante a tali risultati (104 gol in 44 partite per i nero celesti, che sono una sorpresa).
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A sinistra, Kengo Nakamura. |
Nel frattempo, anche in nazionale qualcuno comincia a notarlo.. manca di poco la convocazione ai Mondiali del 2006, ma dopo la loro conclusione, il nuovo C.T. della nazionale, Ivica Osim, comincia a convocarlo e a renderlo una colonna portante della squadra, anche per cercare di supplire alla mancanza di un talento come Hidetoshi Nakata (che, dopo il mondiale, si è intanto ritirato) – con Endo forma un cerniera di centrocampo con tanto cervello e molta precisione nei piedi, anche se il Giappone arriva solo quarto nella Coppa d’Asia del 2007.
Ora che il Kawasaki Frontale è una realtà importante, Nakamura ne diventa il capitano ed ogni anno colleziona grandissime prestazioni – a testimoniarlo è l’elezione per 5 anni consecutivi (dal 2006 al 2010) nel Top11 della J-League – per altro condite da almeno 6-7 gol a stagione, grazie ad una buona capacità di tiro con entrambi i piedi. A mancare però sono altre cose, ovvero le vittorie: dal 2006, il Kawasaki ottiene 3 secondi posti in campionato (arrivando a 2 punti dal titolo nel 2009) e due finali, entrambe perse, nella J-League Cup, la coppa riservata ai club della massima divisione giapponese. Nonostante ciò, il rendimento di Kengo non crolla mai, stabile, continuo e sempre con la stessa maglia.

Doti tecnico-tattiche
Indubbiamente, come già detto in precedenza nell’articolo, è un giocatore fondamentale nelle dinamiche delle squadre per cui ha giocato: ragazzo dai piedi buoni, sia sinistro che destro, dal tiro letale e dal passaggio ben calibrato, è adatto a qualsiasi posizione da centrocampista centrale.
Può fare il mediano, può fare il trequartista, può fare il centrocampista centrale, in occorrenza anche la mezz’ala. Non fa mancare nulla: negli ultimi anni, tende a far passare il gioco dai suoi piedi, quando si tratta di “iniziare” l’azione – insomma, si sta trasformando, con il passare degli anni, in un regista classico vecchio stampo che fa bene a qualunque squadra (non per niente, il suo giocatore modello è Josep Guardiola). Ciò nonostante fornisce un apporto discreto in termini di gol, tanto che da quando ha iniziato a giocare da professionista non è mai andato sotto i 4 gol stagionali, arrivando nel 2006 addirittura a 14 fra tutte le competizioni.. senza contare gli assist innumerevoli.
Consigli per gli acquisti
Ma a chi veramente può servire un quasi 31enne, in un calcio così permeato dalla voglia di giovani? Bisogna sempre ricordare che qualche elemento di esperienza può incidere: motivazioni per andare via non ci sarebbero, se non il fatto che, in questi anni di fedelissima militanza, non ha praticamente vinto nulla e non sembra che ci siano condizioni diverse per il futuro. Una sfida europea potrebbe anche intrigarlo. E del resto, in un paese soprattutto come il nostro, dove i vari Pirlo, Volpi, Corini, Liverani – insomma, i registi puri – si stanno estinguendo, perché non provare quest’azzardo con un giocatore di sicuro valore? “Non è più un paese per registi?”
Gabriele Anello