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7 giugno 2011

Non è il primo scandalo pallonaro e non sarà l'ultimo..scommettiamo?

Il nostro Francesco Ferlito inaugura la rubrica "Giustizia Calcistica" dove ogni settimana verranno approfonditi tutti quei temi che si situano a metà tra il diritto e lo sport; dove si cercheranno di chiarire tutte quelle vicende che agli occhi del grande pubblico, molto spesso, restano ambigue. Allora non ci resta che lasciare la parola al nostro avvocato:

Gentili lettori,
il recente insorgere dello scandalo calcio-scommesse ha dato il via all’ennesima estate di passione del calcio italiano, aprendo scenari che potrebbero sconvolgere ancora una volta la geografia del pallone, a soli sei anni di distanza dall’ultimo tsunami verificatosi su questi lidi, tristemente noto come “Calciopoli”.
Andiamo per gradi e cerchiamo di ricostruire gli estremi della vicenda, anche per capire quali conseguenze potrebbero esserci in ambito prettamente sportivo.
La scorsa settimana il Giudice per le Indagini Preliminari presso il Tribunale di Cremona ha emanato un’ordinanza di custodia cautelare a carico di sedici soggetti, accusati di aver posto in essere una vera e propria organizzazione criminosa in grado di condizionare il regolare svolgimento delle partite dei vari campionati professionistici, al fine di ricavare ingenti profitti scommettendo sugli esiti delle stesse.
È doveroso sottolineare, innanzitutto, che il procedimento penale avviatosi a Cremona si trova nella fase delle indagini preliminari, con la logica conseguenza che tutte le contestazioni addebitate agli indagati dovranno necessariamente trovare riscontro nell'eventuale giudizio penale: non c’è al momento nessun processo penale, né ci sono degli imputati (ma semplicemente degli indagati), per cui sarebbe opportuno evitare qualsiasi tipo di gogna mediatica ed aspettare pazientemente l’evolversi della situazione.
D’altro canto, va detto che l’adozione delle misure cautelari è stata certo legittimata dal fatto che nei confronti dei sedici soggetti sopra citati sono stati raccolti nel corso delle indagini indizi di colpevolezza gravi, precisi e concordanti. 



Ma da dove è partita l’intera vicenda?
L'indagine condotta dalla Procura di Cremona, denominata "Last Bet" ("Ultima scommessa"), ha preso origine da un evento inusuale avvenuto in occasione della partita di Lega Pro Cremonese – Paganese, disputatasi il 14 novembre 2010. Il 10 dicembre 2010 il rappresentante legale della U.S. Cremonese ha sporto denuncia presso la Questura di Cremona, affermando che durante e dopo la partita ben cinque giocatori (ed un collaboratore dello staff) avevano accusato seri malesseri ed una situazione di “annebbiamento”, tali da pregiudicarne sensibilmente il rendimento sul campo, come se fossero stati “avvelenati” negli spogliatoi. In alcuni dei calciatori è stata infatti evidenziata la massiccia presenza del principio attivo “Lormetazepam", utilizzato contro i disturbi di ansia e del sonno, normalmente commercializzato con il nome di “Minias”, il quale, assunto senza ragione ed in dosi elevate, produce uno stato soporoso ed abbassa le funzioni vitali. Grazie all’intercettazione delle utenze di chi poteva avere accesso agli spogliatoi, è venuto presto alla luce non solo il coinvolgimento in tale specifico episodio dell'allora portiere della U.S. Cremonese, Marco Paoloni, ma l’esistenza di una fitta rete di accordi ed attività corruttive da parte di uno stabile insieme di persone, in grado di manipolare le partite dei vari campionati professionistici. In un primo momento lo strumento investigativo delle intercettazioni è stato autorizzato in riferimento al reato di cui all'art. 440 c.p., intitolato "Adulterazione e contraffazione di sostanze alimentari", ma dopo la scoperta dell'esistenza di un siffatto sodalizio è stato altresì utilizzato in relazione al reato associativo ex art. 416 c.p., intitolato "Associazione per delinquere”, nello specifico finalizzata all’alterazione del regolare svolgimento delle partite di calcio.
In un futuro processo penale bisognerà accertare se i soggetti coinvolti saranno giudicati responsabili di tale reato associativo, per il quale sono previste pene piuttosto aspre, o se risponderanno piuttosto del meno grave reato di cui all'art. 1 della legge 401/1989, intitolato “Frode in competizioni sportive”.
Veniamo ora al profilo sportivo di questa triste vicenda, che “viaggia” su un binario parallelo rispetto al procedimento penale.
La giustizia sportiva è chiamata ancora una volta a risolvere in tempi brevi una situazione in cui numerosi sono gli interessi in gioco (di dirigenti e calciatori tesserati, di società affiliate presso la Federazione, nonché di noi “poveri” tifosi), poiché per sua stessa natura è improntata alla celerità nelle decisioni, come si è già avuto modo di constatare nel caso “Calciopoli”.
L’ordinamento sportivo stigmatizza pesantemente il fenomeno delle scommesse e degli illeciti sportivi, rispettivamente agli artt. 6 e 7 del Codice di Giustizia Sportiva, prevedendosi per la violazione di tali disposizioni sanzioni che vanno dall’inibizione a pesanti squalifiche. Da quanto detto finora è pacifico che i soggetti a vario titolo coinvolti risponderanno personalmente delle loro azioni sia in sede penale che in sede sportiva (qui solo se tesserati), ma il nodo cruciale che preoccupa in particolare i tifosi è rappresentato dalla sorte che toccherà ai club chiamati a rispondere dell’operato dei propri tesserati, con il serio rischio di doversi nuovamente riscrivere le classifiche dei diversi campionati.
A questo punto è fondamentale soffermarsi sulla distinzione tra responsabilità oggettiva e responsabilità diretta. La responsabilità oggettiva è un tipico istituto dell’ordinamento sportivo, per cui sono imputati a priori alle società sportive professionistiche i comportamenti illeciti dei propri tesserati, anche qualora le stesse siano sostanzialmente immuni da colpa. La sua ratio poggia su necessità operative ed organizzative, nel senso che rende imputabili ad un soggetto eventi dannosi a prescindere, permettendo di venire a capo di situazioni che altrimenti richiederebbero per lo loro definizione lunghe procedure e complessi accertamenti.
Le società di calcio implicate nello scandalo, dunque, saranno chiamate a rispondere dinanzi alla giustizia sportiva quantomeno a titolo di responsabilità oggettiva, rischiando sanzioni che potranno anche risolversi, nella migliore delle ipotesi, in una mera penalizzazione in classifica, mentre se verrà accertata la responsabilità diretta, e cioè la responsabilità di soggetti in posizione apicale delle società medesime (presidenti ed amministratori delegati), le sanzioni saranno ben più gravi, come la retrocessione all’ultimo posto in classifica.
Sperando di aver risolto alcuni dei vostri dubbi e di aver fatto un po’ di chiarezza, non posso far altro che darvi appuntamento alla prossima puntata di questa rubrica, in cui mi occuperò più da vicino dei protagonisti di questa brutta pagina del nostro calcio e tenterò di fare un pronostico sull’esito degli imminenti processi sportivi, alla luce di quello che emergerà nelle prossime settimane.
Una cosa comunque è certa: sotto l’ombrellone, anche per quest’anno, non si parlerà solo di calciomercato…

Francesco Ferlito